Feria – Settimana dell’Unità dei Cristiani

Feria – Settimana dell’Unità dei Cristiani

Quando:
21 Gennaio 2021 h. 3:15 – 4:15
2021-01-21T03:15:00+01:00
2021-01-21T04:15:00+01:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Dal trattato La vita cenobitica di Baldovino di Ford

 

V. LA COMUNIONE DI NATURA O DI PECCATO

La comunione produce la vita comune. Ma la comunione può essere di natura, di grazia e di gloria. Nella comunione dell’unica natura si raccoglie tutto il genere umano, propagato da un unico capostipite assieme alla trasmissione del peccato e disseminato per ogni dove man mano che cresceva il numero degli uomini. A questa comunione di natura è annessa una certa comunione di colpa e di collera. La natura infatti è viziata in radice, e si propaga assieme al vizio che le è proprio assieme alla colpa originale e alla collera originale. Per natura infatti siamo figli della collera. Tutti siamo nati malvagi e miserabili. La macchia del peccato ha a tal punto infettato la natura umana che questa non può essere lavata né con la soda, né con la potassa, né con alcun altro genere di lavaggio o di purificazione, ma solo nel sangue del Signore nostro Gesù Cristo nella cui morte siamo stati battezzati: poiché quanti siamo stati battezzati, siamo stati battezzati nella sua morte. La collera che è frutto dell’indignazione divina è uscita da una giustizia fin allora nascosta, così come una freccia viene scoccata dalla faretra; si è infissa a fondo nella natura umana, è giunta fino alle sue più segrete interiorità e vi si è fissata tanto saldamente che nessuna forza può estrarla se non la mano vigorosa di Dio onnipotente. Di questa freccia è detto per bocca del profeta: «Ha conficcato nei miei fianchi la figlia della sua faretra». Dio nell’amore geloso che viene dalla sua giustizia ha concepito indignazione contro il peccato e ha dato sfogo alla sua collera.

È questa la collera che pesa su di noi fin dalla nostra nascita e di cui per natura siamo figli. È questa la figlia della faretra, tratta fuori, come da faretra, dalla giustizia nascosta di Dio ove è stata concepita per poi nascere in noi. La figlia della faretra ci è innata e connaturata, quasi sorella uterina della nostra natura. Il profeta la dice nei suoi fianchi: e dice bene, poiché là ha sede la concupiscenza, causa della malattia che infetta la nostra natura. Questa comunione di natura viziata, comunione in cui tutti veniamo uniti nella stessa natura, sottomessi al peccato, tenuti al debito della morte, ci impone un triplice vincolo: carità, umiltà e benevolenza. «Amerai il prossimo tuo come te stesso», dice il Signore. Sulle motivazioni dei divini comandi dovrebbe bastare a frenare ogni troppo curiosa investigazione il fatto che così ha ordinato Dio i cui comandi sono tutti fedeli, eseguiti con fedeltà e rettitudine; se tuttavia si deve proprio soddisfare su questo l’umana curiosità, a chi è preoccupato di sapere perché Dio ci chiede di osservare con cura questo precetto la fede non è certo incapace di rispondere.

L’intima consapevolezza della fede sa che Dio ama Colui che è della sua stessa sostanza, compartecipe della sua natura; e osservando questo, può rispondere all’uomo: «Anche tu fa’ lo stesso, ama colui che è compartecipe della tua natura e che vivrà assieme a te nella gloria che ti è stata promessa. Ama la tua natura, ama ciò che per nascita sei. Così non ti accadrà di amare te stesso senza amare nell’altro la natura che è in te». Ad amare colui che è partecipe della nostra natura siamo trascinati dall’esempio di Dio stesso, siamo spinti dall’autorità di colui che ci istruisce, siamo costretti dalla comunione di natura. Nella coscienza della comune debolezza dobbiamo umiliarci gli uni davanti agli altri, aver compassione gli uni degli altri. Una debolezza inerente alla nostra stessa condizione tutti ci unifica: non ci divida l’orgogliosa autoglorificazione. Non ha ancora imparato ad amare se stesso colui che si ritiene autorizzato a disprezzare nell’altro la comune natura; fa grave torto alla propria condizione colui che non riconosce il proprio diritto nell’immagine di Dio; calpesta il diritto dell’umano consorzio colui che non onora nel prossimo la comunione della natura; si preclude l’accesso alla misericordia colui che di fronte alle necessità del fratello non sa trarre dal cuore uno slancio di compassione.

Questo per quanto riguarda la comunione di natura.

 

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