Dal trattato La vita cenobitica di Baldovino di Ford
I. DIO È COMUNIONE
Dio è vita, la santa e indivisibile Trinità è un’unica vita. Non c’è una vita che è il Padre, una che è il Figlio e una che è lo Spirito santo, ma questi tre sono una sola vita. Così come una sola è la loro essenza comune e la loro natura comune, allo stesso modo una sola è la loro vita comune. Dio non vive nel singolare, non è solitario; Dio è trino e uno. La vita di Dio non è sottratta alla comunione, poiché per le tre persone una sola è la vita, identica e indivisibile. Qualcuno forse, senza per nulla attentare alla fede, potrebbe concepire l’essenza e la potenza di Dio entro la categoria del singolare, come pure la sua sapienza. È infatti talmente elevata e sovraeminente che nulla può esserle paragonato: per questo, benché sia in comunione, la si pensa forse come qualcosa di singolare vissuto in un rapporto di comunione, e quindi come qualcosa che rimane nella singolarità. Non è lecito dubitare, a causa dell’ambiguità del termine, di ciò che è sicuro: e risulta con assoluta certezza che la vita di Dio non si svolge nella singolarità nel senso che sia sottratta alla comunione. Sta scritto infatti: «Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha dato al Figlio di avere la vita in se stesso». Non era possibile per Dio essere solitario; non si accordava con la sua grandezza non avere chi fosse partecipe della sua gloria e della sua beatitudine. La fede autentica dei santi padri professa, asserisce e attesta che Dio è trino e uno, non solitario; e la nostra stessa ragione si leva, a ben vedere, in difesa di questa fede.
Perché Dio, che abita una luce inaccessibile, non ha voluto essere totalmente ignorato: se fosse stato ignorato non sarebbe stato amato. Per questo risplende nei nostri cuori con un po’ della sua luce, appena un barlume: e ci si svela, ci manifesta la sua natura proprio in quell’aspetto in cui più ci serve conoscerla perché possiamo poi accettare di amarla con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza, secondo il grado di conoscenza che ci è stato concesso. Dio è amore, e come dice l’apostolo il suo amore è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato. Questo amore, che per grazia è dentro di noi, in qualche modo ci rimanda a quel grandissimo incomprensibile amore che è Dio. Amore, benevolenza: ecco la natura di Dio. Ed ecco a sua volta la natura dell’amore, quale noi possiamo percepirla nel più profondo di noi stessi grazie a una certa sensibilità misteriosa che è frutto dell’amore stesso: amare e voler essere amato. Perché come il fuoco non può non ardere, così l’amore non può non amare. L’amore è il fuoco, e amare è ardere. Il fuoco non si trattiene entro se stesso, ma sembra muoversi con lo scopo di raggiungere in continuazione nuovi territori da incendiare; non può vivere in se stesso, ma cerca di comunicare il proprio calore a ciò che tocca e incendia. Così l’amore, per un impulso che non può rimanere nascosto, con impazienza brama diffondersi, e riversare il bene di cui è ricco nell’altro ch’egli vuole amare di un amore pieno, e metterlo in comune, e associare l’altro a sé nella comunione di quanto possiede. Alla luce dell’amore ogni bene appare più bello, quando è messo in comune con intelligenza.
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