Dalle Omelie su Ezechiele di San Gregorio Magno
Nella santa Chiesa ciascuno sostiene ed è sostenuto
Segue: sul quale sembrava costruita come una città, esposta a mezzogiorno.
Si noti che non dice: sul quale c’era una costruzione, ma come una costruzione, per dimostrare che tutto il discorso si riferisce alla costruzione di una città non materiale, ma spirituale. Colui infatti che riferisce di aver visto non una costruzione, ma come una costruzione, ha voluto richiamare l’attenzione degli uditori verso una costruzione spirituale, come si esprime il salmista: Gerusalemme costruita come una città. Siccome quella visione di pace interiore si costruisce con i santi cittadini riuniti insieme, la Gerusalemme celeste è edificata come una città. Tuttavia le pietre di questa città vengono squadrate ogni giorno quando, in questa terra di peregrinazione, essa è colpita dai flagelli e affinata dalle tribolazioni. Questa città, cioè la santa Chiesa, che regnerà in cielo, fatica ancora sulla terra. Dei cittadini di essa Pietro dice: Anche voi venite impiegati come pietre vive [nella costruzione di questo edificio spirituale]. E Paolo dice: Voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. Perciò questa città ha già qui una sua grande costruzione nei costumi dei santi.
In un edificio una pietra sostiene l’altra, perché si mette una pietra sopra l’altra, e chi sostiene un altro è a sua volta sostenuto da un altro. Cosi, proprio cosi, nella santa Chiesa ciascuno sostiene ed è sostenuto. I più vicini si sostengono a vicenda, e cosi per mezzo di essi si innalza l’edificio della carità. Ecco perché Paolo ammonisce, dicendo: Portate i pesi gli uni degli altri, cosi adempirete la legge di Cristo. Sottolineando la forza di questa legge, dice: Pieno compimento della Legge è l’amore. Se io infatti non mi sforzo di accettare voi cosi come siete, e voi non vi impegnate ad accettare me cosi come sono, non può sorgere l’edificio della carità tra noi, che pure siamo legati da amore reciproco e paziente. Come dicevamo, in un edificio la pietra che sostiene è sostenuta; perché come io cerco di tollerare i costumi di coloro che sono ancora rozzi nel praticare il bene, così sono stato tollerato da quanti nel timore del Signore mi hanno preceduto e portato, affinché portato, a mia volta imparassi a portare gli altri. Ma anch’essi sono stati portati dai loro antenati. Le pietre poi che vengono collocate in cima e alle parti terminali dell’edificio, sono anch’esse portate dalle altre, ma non ne portano altre. Cosi quelli che si trovano al termine della Chiesa, in quanto nasceranno alla fine del mondo, sono tollerati e aiutati a indirizzare a buon fine la loro vita da quelli che li hanno preceduti, ma non avendo successori ai quali recare vantaggio, non portano più sopra di sé alcuna pietra destinata a costruire l’edificio della fede. Ma al presente alcuni sono portati da noi e noi siamo portati da altri. C’è però un fondamento che sopporta l’intero peso della costruzione, ed è il nostro Redentore, il quale da solo tollera nel loro insieme i costumi di noi tutti.
Di lui l’Apostolo dice: Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. Il fondamento porta le pietre e non è portato dalle pietre; cioè, il nostro Redentore porta il peso di tutte le nostre colpe, ma in lui non c’è stata alcuna colpa da tollerare. Per cui opportunamente ora si dice: Mi pose sopra un monte altissimo, sul quale era costruita come una città, perché lui solo, che porta su di sé l’intero edificio della santa Chiesa, sopporta i nostri costumi e le nostre colpe. Egli per bocca del profeta dice di quanti vivono ancora in modo indegno: Faccio fatica a sopportarli. Non è che il Signore, per la cui divina potenza non esiste alcuna fatica, faccia fatica a sopportare, ma, esprimendosi in linguaggio umano, chiama fatica la pazienza che usa verso di noi.
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