Strada Provinciale del Poggetto
48, 56040 Cecina LI
Italia
Dalla Bolla di indizione del grande Giubileo dell’anno 2000
«Incarnationis mysterium»
di San Giovanni Paolo II
Con lo sguardo fisso al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio. Mai come in questo momento sentiamo di dover fare nostro il canto di lode e di ringraziamento dell’Apostolo: Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. […] Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1, 3-5.9-10). Da queste parole emerge con evidenza che la storia della salvezza trova in Gesù Cristo il suo punto culminante ed il significato supremo. In lui noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia (Gv 1, 16), ottenendo di essere riconciliati con il Padre (cfr Rm 5, 10; 2 Cor 5, 18). (…)
Il tempo giubilare ci introduce a quel robusto linguaggio che la divina pedagogia della salvezza impiega per sospingere l’uomo alla conversione ed alla penitenza, principio e via della sua riabilitazione e condizione per recuperare ciò che con le sole sue forze non potrebbe conseguire: l’amicizia di Dio, la sua grazia, la vita soprannaturale, l’unica in cui possono risolversi le più profonde aspirazioni del cuore umano. (…)
Ogni anno giubilare è come un invito ad una festa nuziale. Accorriamo tutti, dalle diverse Chiese e Comunità ecclesiali sparse per il mondo, verso la festa che si prepara; portiamo con noi ciò che già ci unisce e lo sguardo puntato solo su Cristo ci consenta di crescere nell’unità che è frutto dello Spirito. Come Successore di Pietro, il Vescovo di Roma è qui a rendere più forte l’invito per la celebrazione giubilare, perché la scadenza bimillenaria del mistero centrale della fede cristiana sia vissuta come cammino di riconciliazione e come segno di genuina speranza per quanti guardano a Cristo ed alla sua Chiesa, sacramento «dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano». (…) L’istituto del Giubileo nella sua storia si è arricchito di segni che attestano la fede ed aiutano la devozione del popolo cristiano. Tra questi bisogna ricordare, anzitutto, il pellegrinaggio. Esso riporta alla condizione dell’uomo che ama descrivere la propria esistenza come un cammino. Dalla nascita alla morte, la condizione di ognuno è quella peculiare dell’homo viator. (…) Esso evoca il cammino personale del credente sulle orme del Redentore: è esercizio di ascesi operosa, di pentimento per le umane debolezze, di costante vigilanza sulla propria fragilità, di preparazione interiore alla riforma del cuore. Mediante la veglia, il digiuno, la preghiera, il pellegrino avanza sulla strada della perfezione cristiana sforzandosi di giungere, col sostegno della grazia di Dio, allo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo (Ef 4, 13).
Al pellegrinaggio si accompagna il segno della porta santa, aperta per la prima volta nella Basilica del Ss.mo Salvatore in Laterano durante il Giubileo del 1423. Essa evoca il passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia. Gesù ha detto: Io sono la porta (Gv 10, 7), per indicare che nessuno può avere accesso al Padre se non per mezzo suo.
Altro segno peculiare, ben noto ai fedeli, è l’indulgenza, che è uno degli elementi costitutivi dell’evento giubilare. In essa si manifesta la pienezza della misericordia del Padre, che a tutti viene incontro con il suo amore, espresso in primo luogo nel perdono delle colpe. (…) Il sacramento della Penitenza offre al peccatore la «possibilità di convertirsi e di ricuperare la grazia della giustificazione » ottenuta dal sacrificio di Cristo. (…) La Rivelazione, d’altra parte, insegna che, nel suo cammino di conversione, il cristiano non si trova solo. In Cristo e per mezzo di Cristo la sua vita viene congiunta con misterioso legame alla vita di tutti gli altri cristiani nella soprannaturale unità del Corpo mistico. Si instaura così tra i fedeli un meraviglioso scambio di beni spirituali, in forza del quale la santità dell’uno giova agli altri ben al di là del danno che il peccato dell’uno ha potuto causare agli altri. Esistono persone che lasciano dietro di sé come un sovrappiù di amore, di sofferenza sopportata, di purezza e di verità, che coinvolge e sostiene gli altri. E la realtà della «vicarietà», sulla quale si fonda tutto il mistero di Cristo. Il suo amore sovrabbondante ci salva tutti. (…) Questa profonda realtà è mirabilmente espressa anche in un passo dell’Apocalisse, in cui si descrive la Chiesa come la sposa rivestita di un semplice abito di lino bianco, di bisso puro splendente. E san Giovanni dice: La veste di lino sono le opere giuste dei santi (Ap 19, 8). Nella vita dei santi viene, infatti, tessuto il bisso splendente, che è l’abito dell’eternità. Tutto viene da Cristo, ma poiché noi apparteniamo a lui, anche ciò che è nostro diventa suo e acquista una forza che risana. Ecco cosa si intende quando si parla del «tesoro della Chiesa», che sono le opere buone dei santi.
E’ la realtà della comunione dei santi, il mistero della «realtà vicaria», della preghiera come via di unione con Cristo e con i suoi santi. Egli ci prende con sé per tessere insieme con lui la candida veste della nuova umanità, la veste di bisso splendente della Sposa di Cristo.
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