Dai Sermoni di Giovanni di Ford sul Cantico dei Cantici
1 – LO SPOSO COMUNICA ALLA CHIESA LA SUA BELLEZZA
Nei due discorsi precedenti abbiamo spiegato le quattro specie di colore bianco e rosso presenti sul volto della sposa. I due sermoni, se ben ricordate, hanno dato maggior risalto alla bellezza della sposa piuttosto che a quella dello sposo; anche se, in realtà, è la grazia di quest’ultimo che rifulge in modo più luminoso sul volto della sposa, come in uno specchio (2 Cor 3, 18). Non c’è niente di strano considerare che si tratti della stessa grazia per l’uno e l’altra. Non devono, forse, risplendere dello stesso fulgore, coloro che hanno una sola carne ed un medesimo spirito?
Oh uomini sciocchi, che scambiate la vostra gloria con la figura di un toro che mangia fieno (Sl 105, 20), perché vi fermate a guardare la gloria presente, che in poco tempo perisce e voi con essa? Perché, piuttosto, non aspirate alla gloria della sposa, che ella possiede in comune con lo sposo? Certamente il solo fatto di percepirla con lo spirito significa già esserne partecipi. Lo sposo, infatti, come ci hanno tramandato coloro che lo hanno visto, e come noi abbiamo udito e realmente creduto, ha la gloria come di Unigenito dal Padre (Gv 1,14) e la trasmette alla sua sposa. Oh mistero veramente grande, che scaturisce da un’immensa predilezione, da un’alleanza piena d’amore, secondo il pensiero dell’Apostolo! Io credo che la sposa abbia capito questo e abbia voluto mostrarlo alle figlie di Gerusalemme, quando, dopo aver esaltato il colore bianco e rosso del suo amato, aggiunge, come conseguenza: Eletto tra mille e mille (Ct 5,10). E non dice, infatti, che il suo amato è bianco e rosso, eletto dinanzi a mille; ma dice: Eletto tra mille e mille (Ct 5,10), significando chiaramente che egli è l’Eletto nei suoi innumerevoli eletti.
Egli è colui che rende candidi e rubicondi, migliaia d’eletti. È senza dubbio il più bello tra i figli dell’uomo (Sl 44,3), ma è anche il modello di bellezza per tutti gli uomini. Egli, infatti, dice: La bellezza del campo è con me”. (Sl 49, 11 Vulg) E ancora: Io sono il fiore del campo e giglio delle convalli (Ct 2,1 Vulg). Fino a quando, o anima mia, ti rattristi tutto il giorno, e gemi per la tua povertà? Il Signore non è forse il tuo Dio, io oso perfino dire, l’amato ed il tuo sposo? Egli stesso è la tua bellezza, il tuo fiore e il tuo giglio. Certo, egli è bello non soltanto in ciò che lo rende uguale al Padre, ma anche in quella veste, che egli ha lavato con il proprio sangue, come hanno scritto di lui: Chi è costui, splendido nella sua veste? (Cfr Is 63.1-3)
Intendo parlare della Chiesa, che prima della passione di Cristo, era piena di macchie e di rughe; poi invece, lo sposo l’ha tinta col rosso del suo sangue e l’ha rivestita con la veste di gloria, candida e rubiconda, come Lui, senza macchia né ruga o alcunché di simile (Ef 5, 27). Egli, rivestendola in questo modo l’ha completamente trasformata, e l’ha resa degna, per sempre, di questa bellezza e di una così fulgida maestà.
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