Da “Il sacramento dell’altare “ di Guglielmo di St. Thierry
La manducazione spirituale del Corpo di Cristo.
Ormai abbiamo già detto quale sia questa vita per la quale questo cibo ci vivifica: evidentemente si tratta piuttosto della vita dell’anima che del corpo. E’ chiaro per tutti che come l’anima è la vita del corpo così Dio è la vita dell’anima. “Dio è amore” (1 Gv 14). Dunque la vita dell’anima razionale è la carità di Dio. Questo cibo deve nutrire in noi l’amore, perché egli sia amato.
Lui che è egli stesso il suo amore e che è posseduto quando è amato. Tutto ciò che il nostro Redentore ha compiuto nella carne (Eb 5,7: carne = vita temporale) lo ha compiuto per questo: per essere amato da noi, non perché avesse bisogno del nostro amore, Lui che non ha bisogno dei nostri beni, Lui che in ogni cosa è sufficiente a se stesso, ma perché avendo ricevuto il compito di renderci felici non poteva giungervi se non facendo sì che noi lo amassimo (De Cont Deo; P.d.C. 23).
E a questo scopo ha fatto di tutto non soltanto con l’amore con il quale per primo ci ha amati, ma con ogni condiscendenza di amore, si affaticava a meritare come potesse essere amato da noi, curando le nostre malattie, risuscitando i morti, scegliendo le realtà ignobili del mondo e confondendo le forti, raccomandando l’odio delle realtà terrene e l’amore di quelle celesti.
Per questo era disceso fino a noi, per raccogliere il nostro amore disperso nelle realtà terrene e marcio, mostrando in sé la tenerezza dell’amore di Dio, e per infondergli una novità di vita e, dopo averlo distolto e purificato dall’impurità delle cose che non possono essere amate alla pari con Lui, e per portarlo in alto con sé. Agostino nel libro delle Confessioni dice: “Così quella somma maestà, che domina dall’alto la sua creatura innalzò fino a sé coloro che gli erano sottomessi.”
Si edificò nelle regioni inferiori una casa umile fatta del nostro fango, per mezzo della quale rendere umili nel giudizio su di sé coloro che gli sono sottomessi, e attrarli a sé, mettendo fine al timore, e nutrendo l’amore. (…)
Indipendentemente dall’altro aspetto misterioso (sacramentum) della nostra redenzione prese la nostra carne per questo motivo e, assuntala, la espose alle necessità della natura, alle sofferenze morali e fisiche e tutto ciò di cui ci ha dato l’esempio o l’insegnamento lo ha fatto o detto per mezzo della carne o nella carne. Avendo portato tanti motivi (materia) per amare la sua carne, dispensa un grande e meraviglioso alimento vitale per la vita delle nostre anime. Alimento che ora assumiamo con bocche avide, che raccogliamo con dolcezza e che conteniamo nel ventre della memoria: tutto ciò che Cristo ha fatto o patito per noi. E questo è il banchetto della Carne e del Sangue di Gesù: chi comunica a questo possiede in sé la vita eterna.
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