Dal Sermone II, del Beato Oglerio, Abate
L’annientamento di Cristo
Come l’orecchio non può saziarsi di ascoltare, né l’occhio di vedere, così noi non dobbiamo mai saziarci di ascoltare le sante opere di Cristo. Sono più dolci per me del favo di miele, e mi sono più preziose di migliaia di oro e di argento, e di queste non posso saziarmi. Dilati il Signore il mio desiderio, e mi dilati nella letizia del suo volto con tutti coloro che lo amano. Di questo nei passi seguenti si dice:
“Sapendo Gesù che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che usciva da Dio e a Dio ritornava, si alzò da cena, e, depose le sue vesti. E avendo preso un lino se lo cinse, e mise acqua in un catino, e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con il lino di cui era cinto.”
Sapendo che Dio gli aveva dato tutto nelle mani, le cose buone e quelle cattive, le realtà cattive perché se ne servisse, le buone come un effetto, del male del tradimento di Giuda fece il bene della nostra redenzione.
Oppure “Sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani”, perché tutto aveva sottomesso ai suoi piedi, pecore e buoi, e perfino le bestie del campo, e, sapendo che usciva da Dio senza abbandonarlo e che a Dio andava, senza abbandonare noi, si alzò da cena. Uscì da Dio poiché venne dal seno del Padre nell’utero della Beata Vergine: poiché, essendo in forma di Dio non considerò una rapina essere uguale a Dio, ma annientò sé stesso prendendo la forma di servo, fatto simile agli uomini e trovato nell’aspetto come un uomo (Fil 2, 6,7).
Uscì da Dio quando si offrì agli uomini in una forma tale da poter essere e visto e toccato, anzi, cosa che dovrei narrare, non senza un gran pianto dal cuore e con un gran fiume di lacrime, cioè essere legato, schiaffeggiato, sputacchiato, e da ultimo, ucciso, e questo è ciò che significa uscì’ da Dio.
Ma non piangere buon monaco, perché segue: va a Dio.
Va a Dio perché risorto dai morti non muore più, la morte non lo dominerà più (Rm 6,9), ascende ai cieli, siede alla destra del Padre, costituito d da Dio giudice dei vivi e dei morti. Per questo si dice si alzò da tavola, dalla cena. Infatti risorse dalla cena, poiché, mentre cenava con gli angeli dal seno del Padre venne verso gli uomini assumendo la trave della nostra mortalità. In un certo modo depose le vesti quando annientò sé stesso. Unendo a sé la natura umana prese una tunica di lino e se ne cinse, poiché rivestendosi della natura umana in essa si cinse di forza, e, trionfando gloriosamente del nemico superbo, divenne re della gloria e Signore delle potenze.
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