B.V. Maria di Montenero (f)

B.V. Maria di Montenero (f)

Quando:
15 Maggio 2025 h. 3:15 – 4:30
2025-05-15T03:15:00+02:00
2025-05-15T04:30:00+02:00
Dove:
Monastero Cistercense Valserena

Discorso di Giovanni Paolo II
ai sacerdoti secolari e ai religiosi nel santuario di Montenero

 

L’anima mia magnifica il Signore 

Sono venuto qui, su questo colle, come pellegrino, per venerare l’immagine della Madonna di Montenero, insieme con voi, sacerdoti, religiosi e suore, che saluto con intenso affetto, uno per uno. (…)

Tutti noi siamo in cammino per le vie del mondo, verso la nostra ultima destinazione, che è la patria celeste. Quaggiù siamo soltanto di passaggio. Per questa ragione, nulla può darci il senso profondo della nostra vita terrena, lo stimolo a viverla come una breve fase di sperimentazione e insieme di arricchimento, quanto l’atteggiamento interiore di sentirci pellegrini. (…)

La Vergine di Montenero è venerata come la Madonna delle Grazie, ed il Vangelo della sua festa è il cantico del Magnificat. (…)

Anche noi, come Maria, rendendo grazie all’Onnipotente, il cui nome è Santo, vogliamo innalzare insieme l’inno della nostra esultanza, perché ha guardato all’umiltà dei suoi servi.

La Vergine santa intona il Magnificat, consapevole che, per dare compimento al disegno di salvezza per tutti gli uomini, il Signore ha voluto associare lei, umile fanciulla del suo popolo. Noi siamo qui a intonare, sull’esempio di Maria, il nostro Magnificat, sapendo di esser chiamati da Dio a un servizio di redenzione e di salvezza, nonostante la nostra insufficienza.

Quanto più grandiosa è l’opera da compiere, tanto più poveri sono gli strumenti scelti a collaborare al piano divino. Come è vero che la potenza del braccio di Dio è messa in rilievo dalla debolezza dei mezzi impiegati, così, anche, quanto più piccole sono le persone umane invitate a servire, tanto più grandi sono le cose che l’Onnipotente, per mezzo nostro, è disposto a realizzare.

È per questa ragione che i ricchi sono rimandati a mani vuote, i superbi dispersi nei pensieri del loro cuore, e, al contrario, gli umili sono innalzati e gli affamati ricolmati di beni. Per compiere la missione e rendere il nostro servizio, a noi non è tanto richiesto un patrimonio di doti materiali o umane, (…) quanto piuttosto il senso della propria inutilità e l’impegno generoso nell’abbandono fiducioso e totale all’amore dell’Onnipotente. La salvezza dell’umanità, alla quale pure gli uomini sono chiamati a collaborare, è un’opera eminentemente divina, di una grandezza tale che supera le dimensioni e le possibilità delle forze umane; e, pertanto, si può compiere solo se i collaboratori umani accettano e sviluppano l’alleanza con l’onnipotenza di Dio.

È questo il senso del cantico e del messaggio mariano, che noi oggi vogliamo raccogliere e meditare. La nostra povertà è colmata dalla ricchezza di Dio, la nostra debolezza dalla sua forza, il nostro “niente” da Colui che è “tutto”. “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”, afferma Maria. Ella è pienamente consapevole della grandezza della sua missione; ma nello stesso tempo, riconoscendosi e rimanendo “umile serva”, ne attribuisce tutto il merito a Dio salvatore. La grandiosità della missione redentiva si compie, in Maria, con l’accordo perfetto tra l’onnipotenza divina e l’umile docilità umana.

 

 

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