Da una lettera di Dom Sortais, Abate Generale ocso
Maria sceglie essa stessa luoghi di preghiera e di penitenza
Se ci glorifichiamo di appartenere in modo del tutto speciale alla santa Vergine, dobbiamo conformare la nostra vita alla sua direzione e ai suoi desideri.
Ora, a Lourdes non è venuta essa stessa a insistere sull’obbligo della preghiera e della penitenza? Praticamente non domandò niente di altro: “Pregate Dio per i peccatori” disse a Bernadette, dalla quale chiese pure degli “atti di penitenza per i peccatori”.
A Fatima e in altri luoghi sono le due richieste che Ella presenta ai cristiani con suppliche e a volte con lacrime. Sono le sole consegne che sembra voler sottolineare. É a dei bambini, a dei poveri, a degli umili e a dei piccoli, perduti in modesti villaggi, nascosti nelle montagne, che la Regina del mondo affida i suoi messaggi, come per ricordare le condizioni essenziali della preghiera evangelica e della vita di sacrificio che la deve accompagnare.
Sceglie essa stessa dei luoghi di preghiera e di penitenza. Ella vuole attirare le folle in luoghi ritirati e deserti. Non le basta che i suoi bambini preghino, soli o in famiglia, lei chiede loro esplicitamente di venire in pellegrinaggio.
É perché il pellegrino è l’uomo della fede e della speranza, che lascia – almeno per alcuni giorni – la casa dei suoi padri, la città dei suoi fratelli e dei suoi amici, che abbandona i l suo lavoro per ricordarsi di essere qui un esiliato che per mezzo della preghiera e del sacrificio attende e chiama la terra promessa. “Per mezzo della sua fede – diceva Pio XII – il pellegrino lascia tutto, trascinato da questa luce che attira la sua anima e la purifica.”
Per mezzo dei suoi voti il religioso, e specialmente il religioso contemplativo che vive in un chiostro non è forse colui che vuole rimanere qui come un esiliato e conservare il suo sguardo costantemente volto dalla parte del Cielo? Raccomandando anche a lui e maggiormente che ad altri, di pregare e di fare sacrifici, Maria lo invita a meditare sulla sua stessa esistenza che fu una vita nascosta, tutta consacrata alla preghiera e segnata costantemente dalla rinuncia.
Potremmo allora accontentarci di ascoltare gli insegnamenti di Gesù e compiere la sua legge? Non sentiamo che noi siamo invitati ad avvicinarci di più al Cristo a fare gli sforzi necessari per giungere ad una intimità reale con Lui e a rimanere ordinariamente vicino a Lui con lo spirito e con il cuore? É là in effetti che deve sboccare la nostra vocazione: alla contemplazione. E Pio XII lo ricordava alle religiose claustrali in uno dei suoi radiomessaggi a loro indirizzati: “Una vita contemplativa senza vera contemplazione, meriterebbe che se ne dicesse: non serve a niente!”. Se Maria fu stabilita come Patrona di ciascuno dei nostri monasteri è sicuramente perché questi diventino delle vere case di preghiera e di rinuncia, come lo fu un tempo la casa di Nazareth, dove visse e regnò nostra madre.
Roma, Avvento 1958
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