Dal Quinto Sermone per l’’Annunciazione
di S. Bonaventura da Bagnoregio
La quarta disposizione consiste nell’operare le scelte con oculata prudenza. Il dono della grazia viene infatti elargito soltanto a coloro che camminano sulla via della prudenza e della disciplina, secondo quanto si legge nel libro dei Proverbi: «A costo di tutto quanto possiedi acquista la prudenza; stimala ed essa ti esalterà, sarà la tua gloria se l’abbraccerai. Una corona di grazia porrà sul tuo capo, con un diadema dì gloria ti cingerà» (Prov 4, 7-9). Per acquisire la prudenza occorre seguire i buoni in-segnamenti. Dice infatti il libro dei Proverbi: «Un buon insegnamento produce grazia» (Prov 13, 15). È buono l’insegnamento che indica agli uomini ciò che si deve privilegiare per agire e parlare con la grazia nel cuore, come fa l’apostolo Paolo, Egli infatti ci esorta e sollecita a seguire e a cercare la grazia, con trasporto quando dice: «Vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio» (Eb 12, 15), vale a dire per pigrizia mentale. Ci sollecita ancora a cercare la grazia nel parlare: «Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano» (E/4, 29). Ci sollecita a cercarla nell’agire: «Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio» (2 Cor 6, 1); «Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito» (1 Tm 4, 14). Nel salutare i destinatari delle sue lettere, augura sempre loro: «Grazia a voi e pace da Dio» (Rm 1, 7; 1 Cor 1, 3, ecc). I prudenti accettano questo insegnamento, mentre lo rifiutano gli insensati e gli stolti. Dice infatti l’Ecclesiastico: «II saggio si rende amabile con le sue parole, le cortesie degli stolti sono sciupate» (Sir 20, 13); e ancora: «Il parlare dello stolto è come un fardello nel cammino, ma sulle labbra dell’intelligente si trova la grazia» (Sir 21, 16). Il saggio si compiace nel pronunciare parole salutari, come sono ad esempio il rendimento di grazie e le benedizioni: «Sulle tue labbra — infatti — è diffusa la grazia, perciò ti ha benedetto Dio per sempre» (Sal 44, 3). L’insensato invece si compiace delle menzogne dei detrattori e degli adulatori, come si legge nel libro dell’Ecclesiastico: «Lo stolto non ha amici e non c’è gratitudine per le sue buone azioni. Quelli che mangiano il suo pane sono lingue bugiarde. Quanto spesso e quanti si burleranno di lui?» (Sir 20, 16-17). Rientrano nella categoria degli stolti tutti coloro che preferiscono le false lodi alle parole sincere, le realtà effimere a quelle eterne. Naturalmente tutti costoro mancano di prudenza nelle loro scelte. La quinta disposizione consiste nel godere con i limiti imposti dal dovere della temperanza. Infatti la grazia viene data soltanto a coloro che tengono imbrigliata la concupiscenza, come si legge nella Prima Lettera di Pietro: «Con i fianchi della vostra mente succinti, in uno stato di sobrietà, sperate completamente nella grazia che vi viene offerta nella manifestazione di Gesù Cristo. Animati come siete dallo spirito di obbedienza, non uniformatevi più alle passioni sregolate che prima, nella vostra ignoranza, vi dominavano, ma, in conformità col Santo che vi chiamò, diventate santi anche voi in tutto il vostro comportamento» (1 Pt 1, 13-15). L’espressione «i fianchi succinti» sta a indicare che occorre frenare gli impulsi della concupiscenza con la temperanza, che deve moderare non solo l’eloquio e il comportamento, ma anche i desideri e gli affetti del cuore.
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