Dal Commento al Vangelo di Giovanni di Ruperto di Deutz
Sul Calvario tutti siamo divenuti figli di Maria
Dice: Stava la madre Presso la croce del Figlio (cf. Gv 19, 25), senza dubbio sofferente, come se avesse le doglie del parto. Infatti, a causa della Croce di lui, essa, stessa era fortemente straziata, come le aveva predetto Simeone: «E una spada trapasserà la tua anima» (Lc 2, 35). «Vedendo Gesù sua Madre e, accanto il discepolo che egli amava dice a sua madre. Donna, ecco tuo figlio! E al discepolo: “Ecco tua madre” (Gv 19, 26-27). Ma a che titolo il discepolo che Gesù amava è figlio della Madre del Signore e lei stessa è madre di lui? Questo dipende dal fatto che ella ha partorito senza dolore la causa della salvezza di tutti, allorché generò dalla propria carne il Dio fatto uomo. Ora invece lo partorisce con grande dolore mentre, come è stato predetto, sta presso la Croce di lui. Infatti il Signore, nell’ora della sua passione, ha giustamente paragonato i suoi Apostoli ad una donna partoriente, dicendo: «La donna, quando partorisce, è nell’afflizione, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo». E aggiunge: «Così anche voi ora siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà» (Cv 16, 21-22). A più forte ragione non avrebbe potuto un tale Figlio dichiarare simile ad una donna partoriente una tale madre, cioè quella donna che stava presso la Croce? Ma perché dico «simile», dal momento che ella è veramente donna e veramente madre e che in quell’ora ha davvero sofferto i dolori del suo parto? Questa donna infatti non ricevette il castigo di partorire nel dolore, come le altre madri, quando le nacque il bambino. Ora invece soffre; è nel dolore e prova tristezza, perché è venuta la sua ora; vale a dire quell’ora in vista della quale ella concepì per opera dello Spirito Santo; per la quale è diventata gravida; per la quale si sono compiuti i giorni del parto; e nella quale Dio si è fatto uomo interamente dal suo grembo. Ma quando quest’ora sarà passata, quando questa spada avrà completamente trapassato la sua anima, non ricorderà più lo strazio della spada, perché un uomo nascerà a questo mondo; perché questi sarà pro- clamato come uomo nuovo, che rinnoverà tutto il genere umano e che otterrà il dominio eterno su tutto il mondo. Ho detto: Nato, cioè divenuto immortale, impassibile e primogenito dei morti (e£ Ap 1, 5), passato dalle angustie di questa vita all’immensità della patria eterna. Siccome dunque la beata Vergine (presso la Croce) ha sofferto «doglie come di partoriente» (Sal 47, 7) e nella passione del suo Unigenito ha partorito la salvezza di tutti noi, certamente ella è la madre di noi tutti. Perciò quello che (Gesù) disse del discepolo, che giustamente ebbe in custodia la madre sua: «Donna, ecco tuo figlio»; e quello che disse al medesimo discepolo in persona. «Ecco tua madre», a buon diritto poteva essere detto di qualsiasi altro discepolo, se fosse stato presente, perché, come abbiamo detto, (Maria) è la madre di tutti. Tuttavia era più bello che ella, come vergine, venisse affidata al discepolo vergine, specialmente perché a questo discepolo fu concessa la grande grazia di descrivere, nel testo evangelico, il Verbo stesso che questa madre aveva partorito nella carne; ed egli, nella misura in cui era possibile ad un uomo mortale, lo ha fatto meglio di chiunque altro fra tutti i mortali.
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