Dalla Bolla Munificentissims Deus di Pio XII
Noi, che abbiamo posto il Nostro pontificato sotto lo speciale patrocinio della santissima Vergine, alla quale Ci siamo rivolti in tante tristissime contingenze, Noi, che con pubblico rito abbiamo consacrato tutto il genere umano al suo Cuore immacolato, e abbiamo ripetutamente sperimentato la sua validissima protezione, abbiamo ferma fiducia che questa solenne proclamazione e definizione dell’assunzione sarà di grande vantaggio all’umanità intera, perché renderà gloria alla santissima Trinità, alla quale la Vergine Madre di Dio è legata da vincoli singolari. Vi è da sperare infatti che tutti i cristiani siano stimolati da una maggiore devozione verso la Madre celeste, e che il cuore di tutti coloro che si gloriano del nome cristiano sia mosso a desiderare l’unione col corpo mistico di Gesù Cristo e l’aumento del proprio amore verso colei che ha viscere materne verso tutti i membri di quel Corpo augusto. Vi è da sperare inoltre che tutti coloro che mediteranno i gloriosi esempi di Maria abbiano a persuadersi sempre meglio del valore della vita umana, se è dedita totalmente all’esercizio della volontà del Padre celeste e al bene degli altri; che, mentre il materialismo e la corruzione dei costumi da esso derivata minacciano di sommergere ogni virtù e di fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto dinanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso fine le anime e i corpi siano destinati; che infine la fede nella corporea assunzione di Maria al cielo renda più ferma e più operosa la fede nella nostra risurrezione.
Da Ecclesiam suam di San Paolo VI
Questo ideale di umile e profonda pienezza cristiana richiama il Nostro pensiero a Maria Santissima, come colei che perfettamente e meravigliosamente in sé lo riflette, anzi l’ha in terra vissuto ed ora in cielo ne gode il fulgore e la beatitudine. È felicemente in fiore il culto alla Madonna oggi nella Chiesa; e Noi in questa occasione volentieri vi rivolgiamo lo spirito per ammirare nella Vergine Santissima, Madre di Cristo, e perciò Madre di Dio e Madre nostra, il modello della perfezione cristiana, lo specchio delle virtù sincere, la meraviglia della vera umanità. Pensiamo che il culto a Maria sia fonte di insegnamenti evangelici: nel Nostro pellegrinaggio in Terra Santa, da Lei, la beatissima, la dolcissima, l’umilissima, l’immacolata creatura, a cui toccò il privilegio di offrire al Verbo di Dio la carne umana nella sua primigenia e innocente bellezza, abbiamo voluto assumere l’insegnamento dell’autenticità cristiana, e a Lei ancora rivolgiamo lo sguardo implorante, come ad amorosa maestra di vita, mentre ragioniamo con voi, Venerabili Fratelli, della rigenerazione spirituale e morale della vita della Santa Chiesa.
Da Redemptoris Mater di San Giovanni Paolo II
La Madre di Cristo è, infatti, glorificata quale «Regina dell’universo». Colei che all’annunciazione si è definita «serva del Signore», è rimasta per tutta la vita terrena fedele a ciò che questo nome esprime, confermando così di essere una vera «discepola» di Cristo, il quale sottolineava fortemente il carattere di servizio della propria missione: il Figlio dell’uomo «non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Per questo, Maria è diventata la prima tra coloro che, «servendo a Cristo anche negli altri, con umiltà e pazienza conducono i loro fratelli al Re, servire al quale è regnare», ed ha conseguito pienamente quello «stato di libertà regale», proprio dei discepoli di Cristo: servire vuol dire regnare! «Cristo, fattosi obbediente fino alla morte e perciò esaltato dal Padre (Fil 2,8), è entrato nella gloria del suo Regno; a lui sono sottomesse tutte le cose, fino a che egli sottometta al Padre se stesso e tutte le creature, affinché Dio sia tutto in tutti (1Cor 15,27-28)». Maria, serva del Signore, ha parte in questo Regno del Figlio. La gloria di servire non cessa di essere la sua esaltazione regale: assunta in Cielo, ella non termina quel suo servizio salvifico, in cui si esprime la mediazione materna, «fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti». (…) Anche in questa fase la mediazione materna di Maria non cessa di essere subordinata a colui che è l’unico Mediatore, fino alla definitiva attuazione della «pienezza del tempo», cioè fino a «ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,10).
Da un’Omelia di Benedetto XVI nella per la Solennità dell’Assunzione
Quale grande mistero d’amore viene oggi riproposto alla nostra contemplazione! Cristo ha vinto la morte con l’onnipotenza del suo amore. Solo l’amore è onnipotente. Questo amore ha spinto Cristo a morire per noi e così a vincere la morte. Sì, solo l’amore fa entrare nel regno della vita! E Maria vi è entrata dietro il Figlio, associata alla sua gloria, dopo essere stata associata alla sua passione. Vi è entrata con un impeto incontenibile, mantenendo aperta dopo di sé la via per tutti noi. E per questo oggi la invochiamo: “Porta del cielo“, “Regina degli angeli” e “Rifugio dei peccatori“. (…) Chiediamo a Maria di farci quest’oggi dono della sua fede, quella fede che ci fa vivere già in questa dimensione tra finito e infinito, quella fede che trasforma anche il sentimento del tempo e del trascorrere della nostra esistenza, quella fede nella quale sentiamo intimamente che la nostra vita non è risucchiata dal passato, ma attratta verso il futuro, verso Dio, là dove Cristo ci ha preceduto e dietro a Lui, Maria. Guardando l’Assunta in cielo comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni giorno, pur segnata da prove e difficoltà, scorre come un fiume verso l’oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace. Comprendiamo che il nostro morire non è la fine, ma l’ingresso nella vita che non conosce la morte. Il nostro tramontare all’orizzonte di questo mondo è un risorgere all’aurora del mondo nuovo, del giorno eterno.
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