Domenica di Ritiro

Domenica di Ritiro

Per il ritiro di questa domenica 16 ottobre, anniversario dell’elezione papale di San Giovanni Paolo II di cui celebreremo la memoria liturgica il 22 ottobre, ho pensato di proporvi di riprendere il cap. II n.16-28, della lettera apostolica Novo Millennio Ineunte (NMI) che ha inaugurato il Terzo millennio appena iniziato.

Il Papa propone in questa seconda parte della lettera, una sintesi del suo ricco e profondo pensiero su Cristo che fin dalla sua prima enciclica ha indicato come Redentore dell’uomo, via della Chiesa, rivelazione piena di Dio e dell’uomo a sé stesso.

Il Santo Padre ci invita a ravvivare e rinnovare la nostra contemplazione del mistero di Cristo, compiendo 3 passi e contemplando 3 volti di Cristo da sovrapporre in filigrana l’uno sull’altro.

3 passi:

  1. Ripartire sempre dall’umanità di Cristo raccontata nei vangeli
  2. Compiere sempre di nuovo il salto della fede
  3. Penetrare sempre di più il mistero creduto

3 volti:

  1. Volto del Figlio
  2. Volto dolente
  3. Volto risorto

Premessa: La ricerca. Possiamo cominciare la preghiera riprendendo il Salmo 26 (27) specie la seconda parte, vv 7-14 sulla ricerca del suo volto e la contemplazione della sua bontà. Possiamo riprendere anche il dialogo tra Gesù e i primi discepoli: “Che cercate? – Maestro, dove abiti? – Venite e vedrete”  Gv 1,38; anche la domanda dei greci “Vogliamo vedere Gesù”  Gv 12,21; la ricerca di Zaccheo che ”cercava di vedere quale fosse Gesù”  Lc 19,2; e quella di Maria Maddalena “Donna perché piangi? Chi cerchi?” Gv 20,15: quanto è viva in noi questa domanda, questa ricerca?

Siamo chiamati ad essere cercatori e contemplatori del suo volto, affinché il nostro sguardo resti più che mai fisso sul volto del Signore (Eb 12,2: “corriamo … tenendo fisso lo sguardo su Gesù”).

  1. Ripartire sempre dall’umanità di Cristo raccontata nei vangeli

Il primo passo di questo cammino di ricerca e di contemplazione del volto di Gesù è sempre fare esperienza viva di lui, vedere, udire, toccare la sua umanità (1 Gv 1,1-4) che i vangeli ci presentano nei suoi tratti essenziali e caratteristici. Si può ripercorrere la sua storia di vita, di cui riascoltare sempre di nuovo il racconto per tenerne viva la memoria, come fa NMI 18.

Per il vostro ritiro propongo di scegliere liberamente un aspetto dell’umanità di Gesù: ad es. le mani e i suoi gesti; gli occhi e il suo sguardo; i piedi e il suo spostarsi, camminare; la bocca e il volto e il suo parlare; le orecchie e il suo ascoltare … e di provare a contemplarlo in qualche brano-racconto, a memoria o riletto. Oppure un “mistero della sua vita” come quelli del rosario o scegliendone uno libero che vi parla particolarmente, un episodio o una scena del vangelo, della vita di Gesù, della sua umanità.

Quanto frequentiamo e familiarizziamo con l’umanita di Cristo? Guardiamolo, gustiamolo, intratteniamoci un po’ con la sua umanità, in un suo aspetto che ci colpisce di più oggi.

  1. Compiere sempre di nuovo il salto della fede

Non fu facile credere in Gesù per i discepoli, né prima né dopo la risurrezione, fu sempre un faticoso itinerario dello spirito, sola la fede poteva varcare pienamente il mistero di quel volto e scorgere in quella umanità, oltre le opinioni, le impressioni e le considerazioni umane, la profondità del mistero: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente» (Mt 16,16).

Si tratta di compiere sempre di nuovo un passo, un salto, che ci fa passare a un livello più profondo di conoscenza, oltre il modo comune di conoscere, che risponde, affidandosi, a una grazia di “rivelazione” donata dal Padre, accolta nell’esperienza del silenzio e della preghiera.

Quanto sappiamo fare questo salto che ci passare dall’umanità di Cristo che amiamo, ammiriamo, frequentiamo, gustiamo … al mistero del Verbo che manifesta la sua gloria di unigenito del Padre pieno di grazia e di verità (Gv 1,14) ?

  1. Penetrare sempre di più il mistero creduto

Quando compiamo questo passo e aderiamo con fede a Cristo Verbo del Padre, allora possiamo tuffarci e immergerci sempre più profondamente nel suo mistero, contemplando come in Cristo la gloria divina si è unita nel Verbo alla natura umana, e la natura umana è diventata piena rivelazione della gloria divina del Verbo.

Da un lato quindi ammiriamo la divina condiscendenza per la quale il Verbo è sceso, si abbassato, spogliato, svuotato, per assumere la nostra umanità, per abitare e porre la sua tenda in mezzo a noi, per condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana, di cui si è fatto solidale e compagno fin nell’estrema debolezza della sofferenza e della morte.

Dall’altro lato contempliamo perciò nell’umanità di Cristo, povero, crocifisso e risorto, la rivelazione del Verbo eterno, la pienezza del suo splendore divino, la sua piena glorificazione ed esaltazione.

Nell’umanità di Cristo però non si rivela solo la gloria di Dio, ma si svela anche l’uomo all’uomo, il suo destino di gloria: la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4,20,7. Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio, figlio nel Figlio, pienamente partecipe della natura divina e della vita trinitaria.

Quanto dunque “ammiriamo” questo “admirabile commercium” tra Dio e l’uomo, divinità e umanità, nel mistero di Cristo?

  1. Contempliamo il Volto del Figlio

Tutto dedito al Padre, rivolto al Padre, dice le sue parole, compie le sue opere, lo prega di notte, si affida a Lui … è Uno col Padre, tutto riceve dal Padre e tutto ridona al Padre, obbedisce e si abbandona al Padre. Dal Padre è uscito, al Padre ritorna.

”Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. Mt 11,27

  1. Contempliamo il Volto del Crocifisso

Il grido di Gesù sulla croce, carissimi Fratelli e Sorelle, non tradisce l’angoscia di un disperato, ma la preghiera del Figlio che offre la sua vita al Padre nell’amore, per la salvezza di tutti. Mentre si identifica col nostro peccato, « abbandonato » dal Padre, egli si « abbandona » nelle mani del Padre. I suoi occhi restano fissi sul Padre. Proprio per la conoscenza e l’esperienza che solo lui ha di Dio, anche in questo momento di oscurità egli vede limpidamente la gravità del peccato e soffre per esso. Solo lui, che vede il Padre e ne gioisce pienamente, misura fino in fondo che cosa significhi resistere col peccato al suo amore. Prima ancora, e ben più che nel corpo, la sua passione è sofferenza atroce dell’anima. NMI 25-27 (!)

  1. Contempliamo il Volto del Risorto

È a Cristo risorto che ormai la Chiesa guarda. Lo fa ponendosi sulle orme di Pietro, che versò lacrime per il suo rinnegamento, e riprese il suo cammino confessando a Cristo, con comprensibile trepidazione, il suo amore: « Tu sai che io ti amo » (Gv 21,15.17). Lo fa accompagnandosi a Paolo, che lo incontrò sulla via di Damasco e ne restò folgorato: « Per me il vivere è Cristo, e il morire un guadagno » (Fil 1,21). A duemila anni di distanza da questi eventi, la Chiesa li rivive come se fossero accaduti oggi. Nel volto di Cristo essa, la Sposa, contempla il suo tesoro, la sua gioia. « Dulcis Iesu memoria, dans vera cordis gaudia »: quanto è dolce il ricordo di Gesù, fonte di vera gioia del cuore!  NMI 28.

 

(con traduzione in Portoghese)

 

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